INTRODUZIONE Il genere è un raggruppamento comodo in cui vengono inserite quelle unità che sono comunemente definite specie (specie al plurale ma anche al singolare: dire "speci" è errato). Sul significato del termine "specie" sono stati scritti capitoli di trattati complessi [per una sintesi: M. Zunino & A. Zullini (2004); M. Ridley (2004)] ma non è possibile utilizzare una definizione univoca, applicabile a tutti gli organismi viventi, ad esempio al batterio Escherichia coli e, contemporaneamente, all'uomo (Homo sapiens). La specie potrebbe essere definita approssimativamente come un insieme di popolazioni di individui derivati evolutivamente da un antenato comune che condividono una serie di caratteristiche strutturali (sia macroscopiche che microscopiche) e biochimiche e un patrimonio genetico tra di loro compatibile. In molti casi è relativamente semplice verificare la compatibilità tra individui effettuando incroci: se la prole, nella migliore delle situazioni, fosse feconda sarebbe dimostrata l'appartenenza alla stessa specie; in caso contrario si potrebbe parlare di specie differenti: è noto il caso del cavallo (Equus caballus) e dell'asino (Equus asinus) da cui derivano il mulo (ottenuto da un incrocio di un asino con una cavalla) e il bardotto (cavallo x asina); cavallo e asino, appartenenti entrambi al genere Equus, una volta incrociati danno origine ad una prole non feconda. Laddove non siano possibili esperimenti di incrocio la situazione si complica non poco. Inoltre in alcune circostanze, come è noto per diverse piante, gli ibridi sono fecondi e danno origine ad una "prole" a sua volta feconda (questo è anche uno dei possibili meccanismi di speciazione). Qual'è la situazione per quanto riguarda i funghi e, in particolare, quelli che ci interessano più direttamente, cioé i basidiomiceti? Intuitivamente è semplice stabilire che quei funghi rossi con le verruche bianche e il gambo bianco, visti nel bosco di betulle l'altro giorno erano Amanita muscaria e non A. phalloides. Se fossimo delle talpe avremmo più difficoltà nello stabilire di quale specie era il micelio che abbiamo incrociato scavando il nostro tunnel. Inoltre, spesso, la somiglianza è tale che è difficile attribuire le piccole differenze alla normale variabilità intraspecifica oppure ad una reale distanza filogenetica: basti pensare, ad esempio, alla molteplicità di aspetti che può assumere la stessa Amanita muscaria dipendentemente, anche, dall'ambiente in cui viene reperita. La risposta alla domanda iniziale sarebbe molto difficile non solo per la talpa e non certo esauribile in questa sede; probabilmente l'epoca dei chiarimenti è appena iniziata. Rimando ad una breve discussione nella sezione "Filogenetica". Per indicare una specie si utilizzano sia il nome del genere a cui la specie appartiene sia un epiteto specifico [Courtecuisse R., Duhem B.,(2000)], ad esempio Amanita pantherina . Nota bene!, genere: Amanita Per non creare equivoci è utile, e a volte indispensabile, aggiungere il nome (o i nomi) dell'autore della specie; ad esempio: Amanita supravolvata Lanne Il genere rappresenta un raggruppamento artificiale di livello immediatamente superiore alla specie. In una classificazione "naturale" appartengono ad uno stesso genere solo specie che derivano da uno stesso antenato comune: tutte le amanite esistenti ed esistite sulla terra derivano da un'unica specie ancestrale (probabilmente estinta). E' evidente che le specie appartenenti allo stesso genere hanno maggiori affinità tra di loro che con specie che appartengono a generi diversi. Le amanite sono definite funghi "eterogenei", anche se questo carattere è estremamente variabile, dotati di velo generale più o meno membranoso, evidente almeno nei primordi o nei giovanissimi basidiomi, a volte frammentato in modo più o meno regolare sulla superficie del cappello negli sporofori maturi. E' presente anche un velo parziale che può essere ben identificabile (l'anello) oppure no (come nella sezione Vaginatae, ma non tutte). Generalmente la sporata è bianca sebbene esistano delle specie (o varietà o forme) con sporata di colore diverso (ad esempio A. beillei): rimane da verificare se queste entità siano specie a se stanti oppure "mutanti" che presentano un colore sporale anomalo; alcuni autori ne hanno fatto varietà o forme. |
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6 Febbraio, 2010 |